lunedì 9 settembre 2013

N° 5

L'altro giorno, lunedì 26 agosto, ero a Spotorno.
 
C'è un posto che mi piace e vi ritorno, quasi sempre da sola.
 
Gli altri... o non hanno tempo o non hanno soldi o comunque non hanno voglia, per cui mi sono abituata a partire per conto mio. Le prime volte lo trovavo strano, quasi awkward. Mi vergognavo. Poi, ho pensato che era più vergognoso farsi condizionare, specie per ragioni sbagliate, così sono andata sul mio adorato booking.com (sì, lo uso anch'io che pure lavoro per un'agenzia di viaggi) e ho trovato Villa Imperiale, una vecchia villa ligure ristrutturata, bianca come una cassatina e meravigliosamente gestita da due soci, Daniela e Franco. E' un tre stelle che ne vale quattro, la cucina è deliziosa, con piatti ben presentati e ricette inconsuete, anche cromaticamente, le camere sono ampie e ben tenute, arredate con gusto. La mia preferita è la numero 5 (naturalmente), perché è esterna all'albergo, nell'ala di sinistra che fa da dépendance, e mi fa sentire ingenuamente felice, con quella finestra che s'affaccia sul giardino e il vaso di (radi) gerani edera sul davanzale. D'estate si pranza e si cena sotto le palme e, se si prende la mezza pensione, è inclusa la spiaggia che è subito al di là della strada, dopo la pinetina.
 
La reception è regno di Ornella ed Elisabetta che, all'ombra di qualche splendida composizione floreale (come le peonie bianche, ancora in boccio, che c'erano a maggio), dispensano ora chiavi, ora consigli e chiacchiere. Col risultato che frequento la Villa dal 2009. Quando ho un giorno, due o cinque, alzo il telefono e sento se hanno posto. Spesso mi va bene. Così mi prendo su da Torino e raggiungo Spotorno.
 
Non cambio mai albergo, né qui né in altri luoghi per me cult come Londra e Nizza.
 
Sono quasi autistica coi fornitori. Mi stressa cambiarli. Cambiare è tradire, e io sono fedele di default, perché quello che mi piace, beh, mi piace molto e per lungo tempo. Forse sono monotona ma anche questo è originale, ormai. Quasi... stravagante.
 
Adoro Villa Imperiale perché adoro Spotorno.  Così piccola, così démodé, così opulentemente sobria. Il duomo con la facciata trompe-l'oeil che spunta dalle case come un fumetto ocra e si vede dal mare. Il comune rosso vinaccia che emerge da una nuvola verde lucido di pitosfori. La bottega di stoffe e mezzeri genovesi nel budello. Il negozietto vintage nel meublé sul lungomare, con quelle fantasie chiassose e colorate, e le borsette coi manici di corno. Il chiosco circolare del Bagno Sirio dove è dolce pranzare nell'ora più calda, quando il sole sbianca i sassolini dell'arenile, e l'aria si gonfia di afa come una tenda bianca di garza indiana.

 
Ho pranzato qui anche l'altro giorno, con un libro più brutto che interessante, e mi sono fatta una  media alla spina, per la quale ho un debole... insieme a un magnifico piatto di linguine alla pescatrice!

Erano buonissime, e riflettendo, la ricetta potrebbe essere così (invento):
 
LINGUINE ALLA SPOTORNINA
 
 Ingredienti:
2 spicchi d'aglio
qb olio di oliva
180 g pasta di semola 
qb pepe
400 g pesce pescatrice o coda di rospo 
qb prezzemolo
qb sale
qb vino bianco 

pinoli, capperi, pepe rosa, limone (non trattato), scorza
                         
Preparazione:
Pulite accuratamente il pesce e tagliatelo a dadini. Fate soffriggere in una padella un battuto leggero di prezzemolo e aglio con 2 cucchiai di olio; salate, pepate e lasciate cuocere per circa 10 minuti. Aggiungete capperi e pinoli. Fate dorare il tutto, poi bagnate con mezzo bicchiere di vino e cuocete ancora per 10 minuti. Lessate le linguine, scolatele al dente e conditele col sugo, spolverizzando con (abbondante) scorza di limone non trattato. Un giro d'olio extravergine d'oliva rigorosamente a crudo... e voilà!
 
Birra, linguine e un mare vicino, all Italian, non faranno magari la felicità. But they made my day. Hope they will make yours!


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