martedì 17 settembre 2013

Incompreso

[Questo breve scritto del 2006 voleva chiudere la parentesi olimpica a Torino, ripercorrendone in modo volutamente involuto momenti splendidi e meno splendidi. In realtà i primi hanno ampiamente eclissato i secondi, e il bilancio - più che positivo - è stato addirittura sfavillante.
 
Qualcuno, però, si sentì offeso all'epoca, perché ritrovai il testo nel cestino della buvette, tutto imbrattato di caffè della macchinetta, mentre il raccontino che l'aveva preceduto, "Dall'angolo", restò affisso in bacheca per lungo tempo, senza problemi, strappando anche qualche risata.
 
Immagino di essere stata fraintesa. Ma chi si offese sbagliò, perché veramente da tutti imparai e a tutti fui (e sono) grata. Ricordo ogni volto, spesso, e con affetto.]
 
 
Torino, 12 marzo 2006
 
Sono stata bene
qui dentro.
E a volte male.
 
Ho riso molto.
e poi pianto
(quasi mai di felicità.)
Ho scritto oceani di parole,
maltratto tastiere,
litigato con le tende automatiche del Lingotto,
attaccato foto all'armadietto,
le stesse che ieri ho dovuto staccare...
 
E ho mangiato paioli di riso giù al Teryaki,
bevuto rossi fiumi di Burn,
assieme a caffè strano,
quello della buvette senza finestre,
assieme a gente altrettanto strana
ma interessante.
 
E ho parlato di cose interessanti
e anche di niente,
di massaggi e di ricette,
d'amore e morte,
di fatture e p.o.,
di cose semplici e complesse,
di bagni turchi, libri
e barbotines comprate
al Balon.
 
Sono stata una collega per alcuni,
un'amica per molti,
un fornitore per certuni,
un nemico per chi ha voluto,
un'alleata per tanti.
 
Non sono piaciuta a tutti,
e non tutti sono piaciuti a me,
ma da tutti ho imparato qualcosa
e di tutti porterò un ricordo specifico.
 
Ho visto fenomeni
e intelligente vere (grande Masini!),
ho spiato gli operosi silenzi di un'Antonella o di una Cristina,
e altresì notato rumorosi ma sterili display di attività presunta.
 
Ho conosciuto l'amicizia vera di Lara
e le toccanti premure di Angela,
la descrizione di Jessica,
lo humour della fantasiosa Laura,
la quieta bonomia di Richie-boy,
lo sconclusionato lavoro Daniel,
l'allegria dell'indimenticata Claudia,
il burbero cinismo di Dessy (che si presenta malissimo
ma è in realtà migliore di chi s'infiocchetta tanto),
l'affetto sincero di Davide
(grazie ancora per avermi prestato la macchina
quando sono andata a Firenze e scusa per la multa!),
la cartesiana esuberanza di Thierry,
l'attento supporto di Luca,
la virile amicizia di fratellin Edo,
complice del mitico "VENERDI' SOZZO"
a base di hotdog
("Ma che cosa sono i tortellini?")
e l'incondizionato aiuto
di Gianlucone e Federica.
 
Per non parlare di Vesna
che mi ha fatto vedere i sorci verdi all'inizio
("cambiamo, facciamo, brighiamo, lettera e testamento")
e che si poi dimostrata buona, competente e leale,
con un cuore grande
(ma diffidente),
e tanta diffidenza
(se non lo sa quel poveraccio di Tardivello...)
 
Mi ha fatto ridere il trapezoidale Gemi,
quando invocava il codice,
e Federica,
le volte in cui cavillava su tutto,
residuo fisso della Bonaqua incluso.
 
Ho poi passato bei momenti con Pete, il mio capo,
l'unico americano con cui abbia mai sentito totale affinità,
e in tutto questo tempo mi sono dibattuta
tra società, collaboratori e contabili,
che mi hanno subissato di fatture,
anatemi e
interi pezzi di movimentata vita.
 
Il tutto con Nicola
che, a suon di mail, (giustamente) cazziava
chi non faceva il backup sul server
(regolarmente io)
ma che grazie al cielo mi esonerava
- in quanto esterna -
dall'obbligo della divisa regolamentare in ufficio
(non sono mai stata brava a uniformarmi, sorry).
 
Insomma,
giornate intense.
 
ieri ho chiuso le ultime scatole,
imballato le pratiche,
ripulito il computer,
evaso le ultime mail,
risposto a domande di rito,
fatto una doccia solare,
comprato una camicia da notte di sangallo
e telefonato a mia sorella,
depressa dopo il ritiro della patente
(non ci chiamiamo Ferrari per caso).
 
In tutto questo mi guardavo intorno,
guardavo il mio angolo,
svuotato delle mie cose,
svuotato di me e del mio giacinto azzurro,
e delle cornici d'argento
e del fermacarte con la rosa sfiorita,
e financo
di quell'orribile portapenne
con sopra Neve e Gliz
(ma non lo amerei così tanto se fosse meno kitsch).
 
E' l'angolo
che ho occupato
in questi quindici lunghi
brevissimi mesi,
tra alterne emozioni
e brividi,
paura tanta
e gioia pure,
speranza a gocce
e infinita stanchezza,
con qualche Minute Maid alla pera
e male cane al ginocchio,
e voglia di dormire per decenni
e anche secoli interi,
ma sempre
passione
e forza
ed energia
e amore.
 
Perché la vita è bella e,
quando si incontrano persone come voi,
lo è ancora di più.
 
Così, se ne va salutando,
la vostra imperfetta
ma verosimile
Ghiga
che il 21 marzo prossimo
(non è stupendo?)
otterrà finalmente
il tanto atteso divorzio.
 
Non ci sono obiettivi impossibili
se si ha costanza.
 
Grazie per tutto ciò che mi avete dato
(anche senza saperlo).
 
 
 

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